malinconie | up close and personal

Elogio della mediocrità.

9 Luglio 2014

A volte i titoli dei post faticano a venirmi in mente, che mi sembra di doverli partorire.
A volte, invece, come è capitato per questo post, saltano fuori che è un piacere.

C’è una scritta, su un muro non tanto lontano da casa mia, che dice La farfalla non conta gli anni, ma gli attimi, e il suo poco tempo le basta.
C’è molto su cui riflettere e io lo faccio ogni volta che le passo davanti. L’ho fatto anche ieri mentre -guardacaso- tornavo dal parco dove ero andata a correre e ho realizzato che il mondo moderno, la società occidentale, il palinsesto di Sky e tutti i contatti di Facebook ci vogliono:

giovani
belle
già magre o in fase di dimagrimento
sane
abbronzate
felici e appagate in amore
con un progetto interezzantizzimo
meglio se è una startup
con dei contatti e delle collaborazioni fighizzime che non posso ancora rivelare ma #staytuned
equilibrate e zen
in viaggio o in procinto di partire per qualche luogo meraviglioso
appassionate di qualcosa
sempre pimpanti e wow

… ed ecco perché poi una, un bel giorno, mentre arranca col fiatone si fa l’esame di coscienza e si dice Ok, complimenti, sei proprio una merda: non solo non sei più giovanissima, non sei nemmeno nei tuoi periodi di maggior magrezza, sei tutt’altro che soddisfatta in molti campi e sei così fermamente convinta del non sbandierare le varie occasioni/opportunità per non attirare la sfiga, che anche se ti capitassero di fronte e ci inciampassi mentre corri, faresti finta di non averle viste. Di essere zen e pimpanti, poi, non parliamone neanche.

happyE allora, la farfalla, col suo poco tempo che le basta?
Appunto.

Siccome mi sono rotta di sentirmi una merda perché non rispetto molti dei canoni sopra descritti, oggi voglio dare una carezza in testa alla mia mediocrità e dirle che non c’è niente di male a non essere sempre fra i primi, che anche stare lì nel mezzo, non si sa bene dove, non è così disdicevole e, soprattutto, che ci sarà sempre qualcuno migliore di noi. Un articolo che ho letto in rete pochi giorni fa, parlava del fatto che non bisognerebbe invidiare la gente che ostenta felicità sui social network e “ammoniva” chi lo fa, dicendo It’s not the responsibility of our Facebook friends to live smaller lives. It’s our responsibility to be bigger people.

Sono anche d’accordo. Ma non è detto che sia proprio oggi, questo mese, questo anno, quel giorno in cui diventeremo ‘ste benedette bigger people. Anche perché poi, se una fosse anche felice e soddisfatta a mille, ci sarebbe sempre qualcuno che lo è a 1.001: probabilmente l’insoddisfazione, chi più, chi meno, è scritta nel dna di tutti. E allora vieni qui, mediocrità mia, rivendichiamo il nostro diritto di esistere alla faccia di chi sta in cima e teniamoci abbracciate, coccolandoci un po’: non saremo mille, non siamo neanche zero, per ora accomodiamoci in questo limbo morbido, protettivo e caldo, a contare gli attimi e non gli anni.

LdC

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